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Gen

Marilyn e la maledizione del “Moon of Baroda”

La storia ha visto nascere e diffondersi svariate leggende riguardanti pietre dagli incredibili poteri sovrannaturali. Alcune con effetti miracolosi, altre invece che portano con loro terribili maledizioni.
Racconti a cavallo di ogni era, compresa quella moderna, nella quale continuano ad avere ancora un ruolo non trascurabile. Molte di queste storie sono divenute anche la colonna portante di produzioni cinematografiche dall’enorme successo: basti pensare ad intere memorabili saghe, per citarne solo due quella del mitico Indiana Jones (gli 80’s qui si facciano forza e trattengano la lacrimuccia malinconica) o dell’amatissimo e più recente Harry Potter.
Pensando ai giorni nostri potremmo essere portati a ritenere che tali retaggi rimangano comunque confinati esclusivamente dial mondo della fantasia, e che la società attuale sia ben consapevole della totale inesistenza di influenze oniriche da parte di qualsiasi elemento, pietre comprese, nella realtà. Ebbene, fatti alla mano non è assolutamente così. Ma non solo: con molta probabilità non lo è mai stato.
Scavando nel passato infatti, perlomeno fino all’epoca medievale, è noto come il lato superstizioso nella cultura umana ha avuto un ruolo profondo e determinante. Nei secoli successivi, fino alla metà del novecento, senz’altro tale mentalità è andata via via moderandosi, ma è rimasta comunque abbastanza presente. E giungendo ai giorni nostri, dopo quasi un altro secolo trascorso da allora, alcune credenze popolari non sono ancora scemate proprio del tutto, seppure ormai diffuse in maniera sempre più latente.
Ad una longevità così stoica di alcune credenze, tanto da sopravvivere ancora nell’era tecnologica e delle esplorazioni spaziali, tra altri fattori hanno senz’altro contribuito le vicissitudini di personaggi dalla enorme fama, icone che hanno scritto il loro nome in maniera indelebile nella storia. Tra questi fa la sua apparizione anche la leggendaria Marilyn Monroe.
Diverse persone che ebbero la fortuna di conoscerla, infatti, non hanno mai smesso di sostenere che anche le sventure della diva cominciarono proprio da quando avvenne il suo incontro con una delle pietre più stupende mai estratte, vale a dire la maestosa “Moon of Baroda”.

Il “Moon of Baroda” attraverso il mondo ed i secoli

“The Moon of Baroda” è un Diamante colore fancy yellow, taglio a goccia, dalla incredibile bellezza. La sua purezza si attesta a livello VS2, il peso in carati a 24.04.

La sua estrazione, avvenuta presso le miniere di Golconda (da sempre ritenute la fonte dei diamanti più belli e più grandi del mondo) si riconduce tra il XV° e il XVII° secolo.

Dalla sua venuta alla luce, la pietra fece parte per interi secoli della collezione privata appartenente ad una delle famiglie più influenti dell’India, quella che risponde al nome Gaekwad di Baroda. Stando ai racconti, venne successivamente donata a Maria Teresa d’Asburgo, la quale l’avrebbe poi a sua volta ceduta alla figlia, la nota regina Maria Antonietta.

Da quel momento pare calare il buio in quanto a notizie circa le vicissitudini del tesoro, fino agli anni ‘40, momento nel quale la pietra viene acquistata da Samuel H. Deutsch, un artigiano di diamanti degli Stati uniti. Viene successivamente rivenduta, nel 1953, a Meyer Rosenbaum. Nel 1990 poi, a New York, viene battuta ad un’asta di Christie’s, per una cifra tripla di quella stimata in partenza.

Dopo ciò la pietra pare di nuovo sparire dalle scene, per poi ripresentarsi al pubblico quasi due decenni più tardi, ad una mostra di diamanti ad Anversa.

Nel 2018 infine, la sua più recente comparizione, ad un’asta di Christie’s, che stavolta si tiene ad Hong Kong: viene battuta per la cifra di 1,3 milioni di dollari. In quell’occasione, assieme al diamante, nelle mani del facoltoso acquirente finì anche una fotografia scattata nel 1953, autografata da Marilyn Monroe in persona, che la raffigura con indosso la preziosissima pietra.

Gli uomini preferiscono le bionde

Il primo incontro di Marilyn con il "Moon Baroda"

“È stupendo”. Furono le uniche lapidarie parole che Marilyn Monroe, imbabolata, quasi ipnotizzata, riuscì a pronunciare la prima volta che vide il Moon of Baroda.

Era in programma che indossasse lo straordinario diamante giallo in vista del lancio di quello che sarebbe divenuto uno dei film più leggendari della storia di Hollywood, vale a dire “Gli uomini preferiscono le bionde”.

Tale trovata rappresentava una geniale mossa pubblicitaria, sia per l’incantevole Marilyn che per la gioielleria Meyer, la quale era all’epoca l’attuale proprietaria del diamante.

Fortuna maledetta

Sono diverse le persone che, avendo incrociato la pietra a vario titolo, hanno sempre sostenuto fermamente che la stessa abbia influenze negative su chiunque ne entri in possesso.

Il primo dato inequivocabile, ad ogni modo, ci è fornito dalla storia: Marie Antoinette, che come già accennato ebbe modo di possederla, pare avesse alimentato ancora di più la sua proverbiale superbia proprio dopo aver acquisito il diamante. A tal punto da sprezzare il suo stesso popolo, ormai ridotto alla fame, con la nota frase “S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche”. Di lì a breve verrà giustiziata per decapitazione tramite ghigliottina.
Sono stati in molti poi a raccontare che anche Marilyn Monroe, da quando indossò la pietra nel 1953, non sia stata mai più la stessa. E nemmeno la sua vita.
E’ difficile, anche dopo tutti questi anni, trovare qualcuno che non sappia chi sia la diva probabilmente più nota della storia. Questo dato fa capire in maniera inequivocabile l’enorme successo che aveva riscosso fino a quel momento. Tuttavia, nonostante in quella prima parte di carriera dimostrò la sua bravura come attrice e riscosse tale fortuna, successivamente cominciarono varie sue disavventure sentimentali, ed in diversi film si iniziarono a notare i primi segni di una Marilyn Monroe diversa, stanca e stressata.
Uno degli eventi forse più determinanti del lento ma inesorabile declino si verificò quando girò l’iconica scena del film “Quando la moglie è in vacanza”, quella dove Marilyn è su una grata ed il vento le muove maliziosamente la gonna. Il marito dell’epoca, Joe Di Maggio, non avrebbe per nulla apprezzato ne la scena ne il fatto che alla registrazione della stessa avessero assistito migliaia di persone assiepatesi per poter ammirare l’attrice.

Iconica scena del film "Quando la moglie è in vacanza"

I rapporti tra i due, che già precedentemente avevano subito più di un dissapore, ebbero il definitivo colpo di grazia con quell’ultimo scontro, che fu molto forte e durò fino al mattino successivo. Tale rottura non si sanò mai più.
Dopo la separazione da Di Maggio, la Monroe sposa Arthur Miller. Pare essere anche questo, come lo era sembrato il precedente, il matrimonio perfetto. Ma l’attrice inizia ad apparire meno lucida, più irrequieta, meno professionale sul lavoro, riscuotendo i malumori degli addetti ai lavori, compresi i registi che l’avevano osannata e agognata da sempre. Miller cerca di difenderla contro tutti, anche a seguito di innumerevoli ritardi sul set e di tantissime complicazioni che i comportamenti di Marilyn causano. Durante le riprese di un film in particolare, “Gli spostati”, gli errori ed i problemi comportamentali sempre crescenti della Monroe pesano decisamente troppo. L’insonnia e le nevrosi, di cui aveva cominciato a soffrire già da un po’, vanno sempre più verso la follia vera e propria: il film, soprattutto per i capricci e i comportamenti dell’attrice, arriva a costare circa quattro milioni di dollari (una cifra colossale se rapportata al 1961), e non incassa una cifra nemmeno lontanamente sufficiente per giustificare un tale esborso.
Quello, purtroppo, sarà il suo ultimo film: la 20th Century Fox, dopo quest’ultimo fallimento, licenzia in tronco l’attrice.
Ma le disavventure per Marilyn purtroppo non erano ancora finite: ulteriore tegola, la morte di Clark Gable per infarto, pochi giorni dopo la fine delle riprese, al quale Marilyn era legatissima.
Giunti a questo punto anche il secondo matrimonio comincia a barcollare, parallelamente all’aggravarsi sempre maggiore delle condizioni psicofisiche di lei. L’insonnia e la depressione sono divenute ormai drammatiche, e Marilyn fa ricorso a ogni sorta di farmaco che le capita a tiro, anche mischiandoli tra loro senza alcun criterio ed in maniera pericolosissima.
L’attrice a quel punto, ormai, è solo la misera e triste ombra di se stessa: tossicomane in maniera irreversibile e mentalmente assente. Miller tenta disperatamente di salvarla, trascurando il suo lavoro e i suoi affari. Tuttavia ad ogni passo che sembrava fatto in avanti, emergeva un crollo che ne comportava due indietro. Tanto che a Gennaio del 1961 arriva il divorzio anche con Miller.
L’attrice a quel punto, probabilmente in uno sporadico momento di lucidità, comprende il baratro nel quale è precipitata: il mese successivo si fa ricoverare spontaneamente presso una clinica psichiatrica di Los Angeles, nel tentativo di disintossicarsi. Ci permarrà per un anno.

Il tragico epilogo

I segnali alla sua dimissione parvero ottimi, almeno al pubblico: le sue condizioni si presentavano decisamente migliorate, e tutti coloro che l’avevano ammirata sognavano per lei una sua seconda meravigliosa parte di carriera. Tale ottimismo fu alimentato anche da un episodio in particolare, verificatosi pochi mesi dopo, quando nel Maggio del 1962 Marilyn donò al mondo un’altra delle sue perle che ancora oggi permangono nella memoria: la canzone “Happy birthday”, interpretata per l’allora Presidente John F. Kennedy.
Purtroppo però, ben presto, tutti dovettero rendersi conto che quell’ottimismo era solo aleatorio, e che Marilyn in realtà non aveva mai vinto la guerra contro i suoi fantasmi: durante l’estate di quello stesso anno, infatti, giunse l’agghiacciante e improvvisa notizia della sua tragica morte. L’attrice venne trovata senza vita nel suo letto, sola, con molta probabilità a seguito dell’assunzione di un mix letale di barbiturici.
Molte furono le illazioni che emersero sulla tragica scomparsa della diva, compresi presunti legami passionali con il Presidente che non sarebbero dovuti emergere. Tra queste supposizioni, c’era anche chi non aveva mai smesso di sostenere “la maledizione del Moon of Baroda”: alcuni giornali statunitensi arrivarono a mettere ciò nero su bianco, titolando “La maledizione che uccise Marilyn: la sua vita divenne un inferno dopo che lei indossò il diamante”.

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